Ss. Corpo e Sangue di Cristo
10 giugno 2023
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Giovanni non narra l’ultima cena come noi siamo abituati a ricordarla con quella che definiamo “l’istituzione dell’Eucaristia”, ma propone dei lunghi capitoli come testamento spirituale e quel gesto che noi ricordiamo ogni giovedì santo che è la lavanda dei piedi. Probabilmente per rispondere all’esigenza di dare comunque rilievo all’Eucaristia, redige il capitolo sesto (di cui il brano di oggi ne rappresenta la conclusione) dove approfondisce con termini che a noi paiono troppo crudi, il messaggio che l’Eucaristia ci vuole comunicare. La parola che più viene ripetuta è “vita” e cerchiamo prima di tutto di intenderci ben su questo termine. Vita non è da intendersi come immortalità nel senso di una continuazione infinita di questa vita come la stiamo sperimentando ora, ma un altro tipo di Vita. Lo stesso Giovanni nella sua prima lettera così scrive: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1 Giovanni 3,14). Altro temine è “mangiare” anche qui da intendersi non come semplice nutrirsi, ma decidere di scegliere con cosa formare la propria esistenza. (Molti di noi fanno riferimento ai nutrizionisti perché ci indichino la dieta giusta per farci star bene fisicamente, consapevoli che il ben-stare dipende anche da quello che mangiamo). La stessa logica è anche collegata alle nostre scelte di vita: lo intuiamo facilmente, non posso affermare di amare qualcuno senza condividere con lui la vita, e nello stesso tempo sappiamo che stare con le cattive compagnie non ci aiuta certo ad imparare a fare scelte corrette.
Molti forse ricordano quel racconto attribuito ad al vecchio capo tribù indiano che parlava col nipote dicendogli: “Ci sono due lupi dentro di noi. Uno è malvagio e superbo, vive nella paura, nel rancore, nella tristezza. Con orgoglio e brama si tormenta”. “L’altro invece è buono e vive nella gioia, nella speranza, nella pace e nell’amore perché è capace di umiltà e compassione”. E il nipote chiese: “E dimmi nonno, quale lupo vince?”. Il vecchio indiano fece un respiro profondo, poi chiuse gli occhi e rispose. “Quello a cui dai più da mangiare”.
Mangiare dunque come partecipazione degli stessi criteri di vita (questo significa carne e sangue)non semplicemente per copiarli o conoscerli intellettualmente, ma per poter entrare nella comprensione del perché siano significativi. (Non posso comprendere come si viva da innamorati solo a parole o perché mi sono nutrito di libri che parlano di amore, devo necessariamente entrare nell’innamoramento, e solo così posso capire anche le parole che lo descrivono).
Questo lo descriviamo anche quando parliamo della difficoltà dei giovani – ma non solo – di vivere relazioni belle perché troppo condizionati dalle relazioni virtuali, dove sono io al centro (che posso avviare e interrompere la relazione quando voglio) e non c’è la cura e l’attenzione per l’altro; dove quello che vedo è per divertirmi senza mettermi in gioco; dove il livello di performance è tale che mi troverò sempre carente e sconfitto. Ma senza relazioni reali abbiamo sempre la percezione di essere soli, e che gli altri ci ignorino.
Per chi cerca relazioni belle e che danno soddisfazione, allenarsi a seguire gli orientamenti di vita suggeriti da Gesù permette di entrare nella comprensione della bellezza anche del suo stile di vita, e di accettare anche di compiere scelte impegnative che costano fatica ma che rendono migliore la vita degli altri più felice anche la mia.
Nell’attuale contesto, dove la nostra attenzione è orientata a situazioni pruriginose e che fanno riferimento ai nostri istinti più bassi (basta vedere il tempo dedicato nei TG all’uccisione di Giulia da parte del giovane già innamorato di un’altra, o agli aspetti militari della guerra in Ucraina, o al modo con cui trattare chi è più debole e scartato…) occorre imparare a nutrirci di notizie e di relazioni che formano la nostra coscienza verso quello che qualifica il nostro vivere di uomini e donne, distinguendoci nella ricerca di ciò che giusto, bello e buono.
PREGHIERE DEI FEDELI
Per la santa Chiesa, perché il Pane di Vita sostenga i cristiani nel percorrere le strade del mondo annunciando, con le parole e con le opere, il Vangelo del Cristo. Preghiamo.
Per Papa Francesco e per chi lo assiste, perché, durante questo periodo di convalescenza, sentano la vicinanza della nostra preghiera. Preghiamo.
Per i cristiani delle diverse confessioni: perché nell’accogliere il Pane del cielo riconoscano che è dono dell’unico Cristo che invita tutti ad essere una cosa sola in Lui. Preghiamo.
Per la Pace, perché non si perda mai la speranza in una mediazione, e la missione del cardinale Matteo Zuppi in Ucraina e Russia crei le condizioni per l’ascolto e il dialogo. Preghiamo.
Per i ragazzi, che partecipano all’Eucaristia perché, nutrendosi di Cristo, crescano in sapienza, età e grazia, bontà e generosità portando nelle loro famiglie e tra gli amici la vera gioia Gesù Risorto. Preghiamo.
Per i Ministri Straordinari della Comunione, perché il Signore doni loro di saperlo servire sempre con gioia, e presentarlo come pane di Vita, ai malati, agli anziani, ai sofferenti e ai fedeli nelle celebrazioni liturgiche. Preghiamo.
Per noi qui presenti, perché spezzando il pane di Vita impariamo a condividere anche il pane terreno donandolo a chi è nel bisogno. Preghiamo.