V Domenica di Pasqua – 28 aprile 2024

di | Aprile 27, 2024

V Domenica di Pasqua

28 aprile 2024

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8)

1«La vite, quella vera, sono io – e il Padre mio colui che se ne cura. 2Toglie ogni tralcio che in me non porta frutto, pota invece ogni tralcio che porta frutto – perché porti più frutto. 3Per la parola che vi ho comunicato, voi già siete puri. 4Dimorate in me, e io in voi! Come il tralcio da sé stesso non può portar frutto, se non radicato nella vite, così nemmeno voi – se non dimorate in me [5Io sono la vite, voi i tralci. Chi dimora in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me] 5non potete far nulla. 6Chi non dimora in me, è buttato fuori, ed è già tutto secco, come quei tralci che poi si raccolgono, si gettano nel fuoco, e si brucia tutto. 7Se dimorate in me, e le mie parole dimorano in voi, chiedete quel che volete, e così avverrà per voi. 8In questo viene glorificato il Padre mio: che voi portiate molto frutto, e diventiate miei discepoli.

 

Il vangelo di questa domenica, come quello di domenica prossima, è inserito nel contesto dell’ultima cena. L’evangelista Giovanni si dilunga infatti in questi discorsi di addio, consentendogli di indicare uno stile di vita che di fatto i discepoli vivranno sono dopo la sua risurrezione, in questo senso questo vangelo ben si inserisce nel tempo di Pasqua che stiamo vivendo. Come infatti descrivere l’esperienza del vivere come cristiani una volta che Gesù non è più con loro per orientare la loro vita? Giovanni utilizza con frequenza il termine rimanere, che meglio potremmo tradurre con dimorare, per sottolineare la continuità di vita tra lui e il suo discepolo. Il tono non è quello statico di chi ha raggiunto il posto fisso da cui non si schioda perché è rassicurante anche se poco creativo, ma quello dinamico di chi vive una relazione che richiede un continuo rimodularsi a seconda della situazione che si presenta, e in sintonia con il crescere delle persone coinvolte. Un po’ come due persone che si sposano: non sono costrette da un vincolo che le obbliga alla reciproca sopportazione, ma sono animate dal desiderio di rinnovare il proprio amore per renderlo sempre più creativo! Cosa può permettere a questa novità di continuare nel tempo? Giovanni presenta alcune azioni di chi si prende cura di questa relazione. Tagliare quello che non produce frutto, cioè aiutare a riconoscere (discernere) quello che può edificare da quello che invece può distrugge. Non è facile anche nel nostro contesto comprendere quali sono i diritti di ogni persona, senza confonderli con il diritto del più forte sul più debole! Tagliare le risorse agli armamenti (che invece stanno aumentando) per incrementare quelle per la sanità ed l’istruzione (che invece stanno diminuendo) è un esempio di ciò che andrebbe tagliato! Non solo, chi si prende cura sa anche potare la vite perché porti più frutto! E anche qui non è semplice comprendere cosa dovrebbe essere ridotto nella nostra vita perché risulti più significativa per noi e per gli altri! Nell’uso che facciamo del nostro tempo, dei nostri soldi, di quello che abbiamo e siamo. I giovani –ma non solo, basta vedere l’uso che ne fanno i genitori quando sono con i figli!- usano i social e sono consapevoli che questi li allontanano da relazioni vere e significative che danno entusiasmo alla vita, ma nonostante questo ne sono attratti (gli algoritmi sono fatti proprio con la finalità di creare dipendenza!) e non sanno ridimensionarli! Ma non basta per chi si prende cura c’è un’altra attenzione: la relazione con la parola! L’ascolto attuato da chi considera importante comprendere l’opinione altrui e confrontarsi con essa, permette di fare chiarezza nella propria vita e di renderla in questo modo più libera nell’intendere cosa è importante realizzare per rendere migliore la propria vita e quella altrui. Fare la volontà di Dio non è realizzare pedissequamente quello che Dio ha prestabilito per noi, ma creare qualcosa di nuovo che realizzi una vita migliore per tutti, e quindi non solo per fornire a me o a quelli del mio gruppo un maggiore vantaggio! In questo senso è un agire che rende gloria a Dio, è infatti realizzato nel più completo disinteresse, per il bene di coloro a cui Dio presta maggiore attenzione e cura.

Riprendo alcune parole di Mons Pizzaballa cardinale Patriarca di Gerusalemme dopo duecento giorni di guerra. Alla domanda: “Ha scontato momenti di solitudine nel corso di questi mesi?” Così risponde: “Certo, la solitudine è ineliminabile quando hai delle responsabilità, e quando queste sono così gravi da impattare anche sulla vita della gente che ti è attorno e a cui vuoi bene. Però la solitudine ha anche un vantaggio. Quello di preservarti una posizione di libertà. Godo del dono dell’amicizia di molti, ma un certo distacco mi consente di non lasciarmi influenzare anche emotivamente nelle mie decisioni. Anche in questo caso è uno stile che ho mutuato dagli insegnamenti di san Francesco”.

Nel nostro contesto, contrassegnato dalla paura che qualcuno prevalga su di noi che ci spinge a difenderci da tutti, il Signore ci aiuti a sentire invece la sofferenza delle persone attorno a noi, per ricercare insieme con loro, nella autentica libertà di chi sa amare, le vie migliori per fare nostro il desiderio della maggioranza della popolazione di questa terra, dando voce a chi non ha voce!

 

PREGHIERE DEI FEDELI

Signore Gesù, nel Vangelo di oggi ci chiedi di rimanere attaccati a te, “vite vera”. Preghiamo perché, dimorando in Te, si risvegli in noi il desiderio di ricercarti, di ascoltare la Tua parola e di seguirti, per portare molto frutto a beneficio di tutti. Preghiamo

“Fate crescere la cultura dell’abbraccio nella Chiesa e nella società”. L’invito di Papa Francesco, rivolto all’Azione Cattolica, sia accolto da ogni cristiano per trasformarsi in un testimonianza di vita, saremo così capaci anche noi di  stringere e sorreggere ogni persona bisognosa con braccia misericordiose e compassionevoli, ed essere laici impegnati a portare la pace nelle vicende nostre, del mondo e della storia. Preghiamo

Signore Gesù, ti preghiamo per Papa Francesco: la sua visita a Venezia, e in particolare al carcere femminile della Giudecca, sia un importante momento di riflessione per la Chiesa del Nordest sul tema dei diritti umani e di chi è marginalizzato. Preghiamo

La guerra costringe tutti a confrontarsi con il dolore, che tende spesso ad essere ‘egoistico’, per cui il mio dolore è maggiore del tuo! Perché, di fronte all’attuale assenza di prospettive, si sappia facilitare il confronto tra le parti attraverso una decisa apertura della mente e del cuore, affinché una sincera relazione con l’altro possa aiutare tutti a definirsi al meglio e in verità, e condurre così alla pace tra i popoli. Preghiamo

Per don Benedetto, sacerdote nigeriano che vivrà fra di noi per completare i suoi studi in Diritto Canonico, la nostra comunità lo sappia accogliere per vivere questo incontro come un’occasione di arricchimento reciproco nella fede. Preghiamo