Messaggio del Santo Padre Francesco per la 55.ma Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2022)

di | Dicembre 29, 2021

Messaggio del Santo Padre Francesco

per la 55.ma Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2022)

 

Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro:

strumenti per edificare una pace duratura

 

  1. «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace»Is 52,7).

Le parole del profeta Isaia parlano di consolazione; esprimono il sospiro di sollievo di un popolo in esilio, stanco della violenza e dell’oppressione, esposto all’umiliazione e alla morte. Il profeta Baruc si era chiesto: “Perché, Israele, perché sei nel paese dei tuoi nemici, che invecchi in un paese straniero, che ti contaminano con i morti, che sei annoverato tra quelli nell’Ade?” (3:10-11). Per il popolo d’Israele, la venuta del messaggero di pace significava la promessa di una rinascita dalle macerie della storia, l’inizio di un futuro radioso.

Oggi il cammino della pace , che san Paolo VI chiamò con il nuovo nome di sviluppo integrale , [1] resta tristemente lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e quindi dalla nostra famiglia umana, ormai del tutto interconnessa. Nonostante i numerosi sforzi volti a un dialogo costruttivo tra le nazioni, il rumore assordante di guerre e conflitti si sta intensificando. Mentre si diffondono malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, aumenta il dramma della fame e della sete e continua a prevalere un modello economico basato sull’individualismo piuttosto che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, così ai nostri giorni il grido dei poveri e il grido della terra [2] costantemente farsi ascoltare, implorando giustizia e pace.

In ogni epoca la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. Si può infatti parlare di “architettura” di pace, alla quale contribuiscono diverse istituzioni della società, e di “arte” di pace che coinvolge direttamente ciascuno di noi. [3] Tutti possono lavorare insieme per costruire un mondo più pacifico, a partire dal cuore delle persone e dai rapporti familiari, poi all’interno della società e con l’ambiente, fino ai rapporti tra i popoli e le nazioni.

Qui desidero proporre tre percorsi per costruire una pace duratura. Primo, il dialogo tra generazioni come base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’ educazione come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro come mezzo per la piena realizzazione della dignità umana. Sono tre elementi indispensabili per «rendere possibile la creazione di un’alleanza sociale», [4] senza la quale ogni progetto di pace risulta inconsistente.

  1. Dialogo tra generazioni per costruire la pace

In un mondo ancora attanagliato dalla pandemia che ha creato problemi indicibili, «alcune persone tentano di fuggire dalla realtà, rifugiandosi nel proprio piccolo mondo; altri reagiscono ad essa con violenza distruttiva. Eppure tra indifferenza egoistica e protesta violenta c’è sempre un’altra opzione possibile: quella del dialogo. Dialogo tra generazioni”. [5]

Ogni dialogo onesto, oltre a uno scambio di opinioni corretto e positivo, richiede una fiducia di base tra i partecipanti. Dobbiamo imparare a riconquistare questa fiducia reciproca. L’attuale crisi sanitaria ha aumentato il nostro senso di isolamento e la tendenza all’egocentrismo. Alla solitudine degli anziani corrisponde nei giovani un senso di impotenza e la mancanza di una visione condivisa del futuro. La crisi è stata sì dolorosa, ma ha anche aiutato a tirare fuori il meglio dalle persone. Infatti, durante la pandemia abbiamo incontrato generosi esempi di compassione, condivisione e solidarietà in ogni parte del mondo.

Il dialogo implica ascoltarsi, condividere punti di vista diversi, mettersi d’accordo e camminare insieme. Promuovere tale dialogo intergenerazionale significa rompere il terreno duro e sterile del conflitto e dell’indifferenza per gettare i semi di una pace duratura e condivisa.

Sebbene lo sviluppo tecnologico ed economico abbia teso a creare un divario tra le generazioni, le nostre crisi attuali mostrano l’urgente necessità di un partenariato intergenerazionale. I giovani hanno bisogno della saggezza e dell’esperienza degli anziani, mentre i più grandi hanno bisogno del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani.

Le grandi sfide sociali ei processi di pace richiedono necessariamente il dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e coloro che portano avanti la storia – i giovani. Ciascuno deve essere disposto a fare spazio agli altri ea non insistere nel monopolizzare l’intera scena perseguendo i propri interessi immediati, come se passato e futuro non esistessero. La crisi globale che stiamo vivendo fa capire che l’incontro e il dialogo tra generazioni dovrebbero essere il motore di una politica sana, che non si accontenta di gestire il presente “con soluzioni frammentarie o soluzioni rapide”, [6] ma si vede come un forma eccezionale di amore per gli altri, [7] nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili per il futuro.

Se, in mezzo alle difficoltà, possiamo praticare questo tipo di dialogo intergenerazionale, «possiamo essere saldamente radicati nel presente e, da qui, rivisitare il passato e guardare al futuro. Rivisitare il passato per imparare dalla storia e sanare vecchie ferite che a volte ancora ci affliggono. Guardare al futuro per alimentare il nostro entusiasmo, far emergere sogni, risvegliare profezie e far fiorire la speranza. Insieme possiamo imparare gli uni dagli altri”. [8] Senza radici, come possono crescere e fruttificare gli alberi?

Dobbiamo solo pensare alla cura della nostra casa comune. L’ambiente, infatti, “è in prestito ad ogni generazione, che deve poi tramandarlo alla successiva”. [9] Dobbiamo valorizzare e incoraggiare tutti quei giovani che lavorano per un mondo più giusto, attento a custodire il creato affidato alla nostra custodia. Lo affrontano con inquietudine, entusiasmo e soprattutto senso di responsabilità di fronte all’urgente cambio di rotta [10] richiesto dalle sfide che emergono dall’attuale crisi etica e socio-ambientale. [11]

D’altra parte, l’opportunità di costruire insieme percorsi di pace non può prescindere dall’educazione e dal lavoro, che sono ambiti e contesti privilegiati per il dialogo intergenerazionale. L’educazione fornisce la grammatica per il dialogo tra generazioni, e nell’esperienza del lavoro uomini e donne di diverse generazioni si trovano capaci di cooperare e condividere competenze, esperienze e competenze in vista del bene comune.

  1. Insegnamento ed educazione come motori di pace

Negli ultimi anni si è verificata una significativa riduzione a livello mondiale dei finanziamenti per l’istruzione e la formazione; questi sono stati visti più come spese che come investimenti. Eppure sono il mezzo primario per promuovere lo sviluppo umano integrale; rendono gli individui più liberi e responsabili, e sono essenziali per la difesa e la promozione della pace. In una parola, insegnamento ed educazione sono le fondamenta di una società civile coesa capace di generare speranza, prosperità e progresso.

Le spese militari, invece, sono aumentate oltre i livelli della fine della Guerra Fredda e sembrano destinate a crescere in maniera esorbitante. [12]

È giunto il momento, quindi, che i governi sviluppino politiche economiche volte a invertire la proporzione dei fondi pubblici spesi per l’istruzione e per gli armamenti. Il perseguimento di un vero processo di disarmo internazionale non può che risultare vantaggioso per lo sviluppo dei popoli e delle nazioni, liberando risorse finanziarie meglio impiegate per la sanità, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via.

Mi auguro che l’investimento nell’istruzione sia accompagnato anche da maggiori sforzi per promuovere la cultura della cura, [13] che, di fronte alle divisioni sociali e alle istituzioni insensibili, possa diventare un linguaggio comune che lavori per abbattere barriere e costruire ponti . “Un Paese fiorisce quando avviene un dialogo costruttivo tra le sue numerose e ricche componenti culturali: cultura popolare, cultura universitaria, cultura giovanile, cultura artistica, cultura tecnologica, cultura economica, cultura familiare e cultura dei media”. [14]È essenziale, quindi, forgiare un nuovo paradigma culturale attraverso “un patto globale sull’educazione per e con le generazioni future, che impegni famiglie, comunità, scuole, università, istituzioni, religioni, governi e l’intera famiglia umana alla formazione di uomini e donne maturi”. [15] Un patto che possa promuovere l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, sviluppo e sostenibilità centrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’uomo e l’ambiente. [16]

Investendo nell’istruzione e nella formazione delle giovani generazioni, possiamo aiutarle, attraverso un programma di formazione mirato, a prendere il posto che spetta loro nel mercato del lavoro. [17]

  1. Creare e garantire il lavoro costruisce la pace

Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e mantenere la pace. È espressione di noi stessi e dei nostri doni, ma anche del nostro impegno, autoinvestimento e cooperazione con gli altri, poiché lavoriamo sempre con o per qualcuno. Visto in questa prospettiva chiaramente sociale, il posto di lavoro ci permette di imparare a dare il nostro contributo per un mondo più abitabile e bello.

La pandemia di Covid-19 ha avuto ripercussioni negative sul mercato del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori a tempo determinato sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che forniscono servizi essenziali hanno un profilo pubblico e politico ancora più basso; e in molti casi la didattica a distanza ha portato a deficit di apprendimento e ritardi nel completamento dei programmi di studio. Inoltre, i giovani che entrano nel mercato del lavoro e gli adulti disoccupati di recente hanno attualmente prospettive desolate.

In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molte di queste ultime non sono nemmeno riconosciute dalla legislazione nazionale; è come se non esistessero. Loro e le loro famiglie vivono in condizioni estremamente precarie, in preda a varie forme di schiavitù e senza alcun sistema di welfare che li protegga. Attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o ne beneficia solo in modo limitato. La violenza e la criminalità organizzata sono in aumento in molti paesi, ledono la libertà e la dignità delle persone, avvelenano l’economia e ostacolano lo sviluppo del bene comune. L’unica risposta a questo è un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso.

Il lavoro, infatti, è il fondamento su cui costruire giustizia e solidarietà in ogni comunità. Per questo motivo, il nostro obiettivo non dovrebbe essere “che il progresso tecnologico sostituisca sempre più il lavoro umano, poiché questo sarebbe dannoso per l’umanità. Il lavoro è una necessità, parte del senso della vita su questa terra, un cammino di crescita, di sviluppo umano e di realizzazione personale”. [18] Abbiamo bisogno di unire le nostre idee e i nostri sforzi per creare le soluzioni e le condizioni che possano offrire a tutti in età lavorativa l’opportunità, attraverso il loro lavoro, di contribuire alla vita delle loro famiglie e della società nel suo insieme.

È quanto mai urgente promuovere, in tutto il nostro mondo, condizioni di lavoro dignitose e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre garantire e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali; allo stesso tempo, occorre impegnarsi per favorire un rinnovato senso di responsabilità sociale, affinché il profitto non sia l’unico criterio guida.

Alla luce di ciò, è necessario promuovere, accogliere e sostenere iniziative che, a tutti i livelli, spingano le aziende al rispetto dei diritti umani fondamentali dei lavoratori, sensibilizzando non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile ed enti imprenditoriali. Man mano che questi ultimi diventeranno sempre più consapevoli del loro ruolo nella società, più diventeranno luoghi in cui viene rispettata la dignità umana. In questo modo contribuiranno a costruire la pace. Qui la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. Tutti coloro che operano in questo campo, a cominciare dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare linee guida sicure nella dottrina sociale della Chiesa.

Cari fratelli e sorelle, mentre cerchiamo di unire i nostri sforzi per uscire dalla pandemia, rinnovo il mio ringraziamento a tutti coloro che continuano a lavorare con generosità e responsabilità nei settori dell’educazione, della sicurezza e della tutela dei diritti, nel fornire cure mediche cura, nel facilitare gli incontri tra i familiari e gli ammalati, e nel fornire sostegno economico ai bisognosi e a coloro che hanno perso il lavoro. Continuo a ricordare le vittime e le loro famiglie nelle mie preghiere.

Ai capi di governo e a tutti i responsabili politici e sociali, ai sacerdoti e agli operatori pastorali, e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, rivolgo questo appello: camminiamo insieme con coraggio e creatività sulla via del dialogo intergenerazionale, istruzione e lavoro. Possano sempre più uomini e donne sforzarsi quotidianamente, con tranquilla umiltà e coraggio, di essere artigiani di pace. E possano essere sempre ispirati e accompagnati dalle benedizioni del Dio della pace!

 

Dal Vaticano, 8 dicembre 2021

FRANCESCO

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[1] Cfr Lett. inc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 76ss.

[2] Cfr Lett. inc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 49 .

[3] Cfr Lett. inc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 231.

[4] Ibidem. , 218.

[5] Ibidem. , 199.

[6] Ibidem. , 179.

[7] Cfr ibid. , 180.

[8] Esort. ca. postsin. Christus vivit (25 marzo 2019), 199.

[9] Lett. inc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 159.

[10] Cfr ibid. , 163; 202.

[11] Cfr ibid. , 139.

[12] Cfr Messaggio ai partecipanti al 4° Forum di Parigi sulla pace , 11-13 novembre 2021.

[13] Cfr Lett. inc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 231; Messaggio per la LIV Giornata Mondiale della Pace. La cultura della cura come percorso di pace (8 dicembre 2020).

[14] Lett. inc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 199.

[15] Videomessaggio per il Global Compact on Education. Insieme per guardare oltre (15 ottobre 2020).

[16] Cfr Videomessaggio per l’ High Level Virtual Climate Ambition Summit (13 dicembre 2020).

[17] Cfr S. Giovanni Paolo II, Lett. inc. Laborem exercens (14 settembre 1981), 18.

[18] Lett. inc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 128.

[01823-IT.01] [Testo originale: Italiano]